Dopo la morte l’organismo si disfŕ, l’individualitŕ sparisce; resta l’anima, il Hwun, in quanto č sostanza eterea o Khi; ma il P’oh, che č il [211] complesso delle qualitŕ dell’anima, o del Khi individuato in un organismo, si perde e muore con l’organismo stesso. Ed ecco che il P’oh risponde pur anche al thymos, la dimora dei sensi, del pensiero, dell’intelligenza, phren, che perisce col corpo, secondo la psicologia omerica; e il Hwun risponde alla psyche, che si distacca dai suoi membri e va nell’Hades.
Per la filosofia confuciana la psyche, l’anima, il Hwun non ha perň un Hades dove andare. I defunti non conservano la personalitŕ, la forma e la fisonomia che aveva l’uomo da vivo; nč vagano ombre vane, ma riconoscibili sempre, nel mondo oltre tomba. - "Lo spirito dell’uomo č formato d’etere puro; il quale essendo uniforme ed unico, rende uguali tutte le anime dei defunti, sieno esse di donne o d’uomini, di persone di alta o di bassa condizione" - Dopo la morte il corpo torna alla terra, e lo spirito all’Etere. "Le ossa e la carne vanno a formare la terra dei campi; il Khi, che animava quelle ossa e quella carne, sprigionato dalle membra, s’innalza nello spazio e va facendosi luce, odore, emozione. Questo ritorno č espresso con la parola Kwéi"(122).
Anche qui siamo di fronte ad una interpretazione filosofica delle credenze popolari. Queste, come tutte le credenze demonistiche, tengono per fermo l’esistenza personale oltre tomba. Lo spirito dei morti puň [211] assumere forma visibile, diventare malefico se non propiziato con sagrificj, prendere anche dimora in oggetti materiali, come nelle tabelle funebri dei sacrarj domestici, o nella persona viva che rappresenta il defunto nelle cerimonie commemorative.
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