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      Nella vita di Confucio, la quale occupa il XII volume dei Mémoires concernant les Chinois, vien narrato, come una volta essendosi un discepolo recato da quel filosofo, lo trovò che s’apprestava ad uscire di città, per andare a vedere la festa che i contadini celebravano appunto quel giorno consacrato ai Ta-cha. Il discepolo allora s’avviò anch’egli col maestro; e arrivati sopra un’altura, di là si posero ad osservare la festa. Gli agricoltori in liete brigate popolavano il piano; alcuni cantavano in coro, altri in gruppi diversi ballavano, altri intorno alle mense mangiavano e bevevano allegramente. Confucio non finiva mai di mostrarsi contento d’essere testimonio di così schietta felicità, e in vedere come tutta quella gente, dopo un anno di lavoro, ringraziasse gli Dei, per aver raccolto dalla terra il frutto delle loro fatiche(124).
      L’Amiot, autore della Vita di Confucio, dice a questo punto che i Ta-cha, o semplicemente i Cha, sono Spiriti che possono rendersi utili o nocivi alla terra, e sono in numero otto. Il 1° presiede al vento il 2° al tuono, il 3° alla pioggia, il 4° alla grandine, il 5° alle nubi, il 6° agli insetti, il 7° alla brina, e finalmente l’8° ai ghiacci. Cita poi un’opera cinese, di cui non dà il titolo, nella quale è detto, che in [219] antico due volte l’anno, cioè un poco innanzi l’estate, e un poco innanzi l’inverno, riunivansi a festa, nei varj paesi, i vecchi contadini, per ringraziare il Cielo dei benefici ricevuti, e chiedergli di mostrarsi propizio in avvenire.


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La vecchia Cina
di Carlo Puini
Editore Self Firenze
1913 pagine 246

   





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