Si cantava per esprimere [226] il desiderio che le condizioni del paese fossero tali quali erano, in quei tempi di prosperità, le condizioni dell’antica culla della dinastia dei Cheu.
Un’altra canzone del detto libro c’insegna a chi i villici indirizzavano le loro preghiere e i loro voti. "Come sono estesi i miei campi! - dice essa. - Dai granai di riserva tolgo da nutrire tutti i lavoratori.... Coi vasi pieni di cibo consacrato, e con vittime pure sagrifico allo Spirito tutelare del paese (Shé) e agli Spiriti delle quattro regioni (Fang)(142). - Nei campi tutto procede bene; essi sono la benedizione dei contadini.... Con le arpe e i tamburelli invochiamo il Padre dell’agricoltura (Thien-tsu); invochiamolo per la dolce pioggia, che accresce il prodotto dei cereali, che benedice con l’abbondanza gli uomini e le donne che s’affaticano su i campi. Il sovrastante ai lavori rurali (Thien-tsun) è contento di loro". Altre canzoni della stessa antica raccolta, dicono le medesime cose.
Dall’antico culto delle energie produttrici della terra e delle influenze meteoriche, che era parte massima della religione primitiva dei Sinici, si svolse dunque un culto più complesso verso oggetti aventi [227] attribuzioni più definite, ma tutte rivolte all’incremento dei lavori agrari: il culto, cioè, degli Otto spiriti tutelari rustici, Pah-Cha; intorno ai quali, il Li-ki ci ha fornito notizie abbastanza diffuse. Durante le cerimonie di questo culto agreste, gli agricoltori, che nella Cina antica formavano la classe privilegiata e tenuta in maggior conto dopo gli uomini pubblici e di Stato, godevano un meritato riposo rallegrato da festevoli ritrovi; dei quali, come è detto in principio di quest’articolo, Confucio compiacevasi, assistendovi lieto della gioia dei lavoratori della terra, la quale aveva largamente concesso l’onesto e sudato frutto delle loro fatiche.
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