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      In un altro capitolo di questo libro(157) dove ho trattato medesimamente dell’uguaglianza, ma considerata dal lato politico, ho fatto notare come nelle religioni pervenute a un certo grado di svolgimento, le cerimonie sacrificiali hanno spesso un significato simbolico; il quale nel culto cinese è diretto a istruire gli astanti in tutti i doveri, che spettano all’uomo civile. Il Li-ki, citato già a suo luogo(158), dice precisamente che il savio non cerca nel culto religioso altro che la forza e l’attitudine di compiere i doveri, che il consorzio civile strettamente richiede. Questi doveri vengono significati appunto con cerimonie ed atti religiosi, che sono a mano a mano minutamente dichiarati nel testo. In questo simbolismo del cerimoniale religioso, l’uguaglianza è espressa con la comunione alla mensa sacra dalla quale nessuno per quanto umile sia è escluso, anche se al sacrificio vi partecipò il [243] sovrano, e i ministri e i grandi della corte. Non di meno, se ciò significa uguaglianza nel diritto d’ognuno a partecipare de’ doni fatti agli Dei, dimostra altresì la generosità degli Dei, che lo permettono; i quali così vogliono dare un esempio, all’autorità umana, di benevolenza e liberalità verso chi è soggetto a quella. Inoltre una cosa è da notare, la quale sembra in aperta contradizione con l’idea d’uguaglianza, che abbiamo detto essere racchiusa nel significato simbolico della comunione al banchetto sagrificiale. Se tutti indistintamente partecipano alla mensa sacra, non vi partecipano tutti fraternamente e da uguali; ma in modo tale, da mettere in piena evidenza le varie condizioni d’ognuno, e il vario grado.


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La vecchia Cina
di Carlo Puini
Editore Self Firenze
1913 pagine 246

   





Li-ki