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      - Sono [255] appunto questi effetti che io deploro. La dottrina io non la conosco, nè mi curo conoscerla. Ma questo so, che se ella non s’accorda con quella degli antichi savj, non è bene studiarla; se le concorda, i "Sei King"(164) bastano; e il Buddhismo è inutile".
     
      .... Taluno diceva: Il concetto del Buddha si risolve in un desiderio vivo di condurre gli uomini al bene; e lo prova il favore che ha trovato presso tanti popoli, in tempi diversi, e la prodigiosa sua diffusione
      .
      Alla qual cosa è da rispondere; che il bene non fa l’elogio del male. Il Buddhismo nega l’autorità del padre e quella del principe; perchè Çâkyamuni abbandonò il padre, e il principe, e la società, per darsi alle pratiche d’una religione, che insegna agli altri a fare altrettanto
      .
      Ma i difensori rispondono: - È necessario distinguere: Aver cura del proprio padre per tutta la vita, è esercitare la pietà filiale; ma è quella che il buddista chiama la piccola pietà filiale. Invece, abbandonare il mondo per darsi alla scienza sublime, innalzar se stesso fino a diventare, nell’alto dei cieli, il padre caritatevole di tutti gli uomini, ecco la grande pietà filiale! E il Buddha non è che mancasse di pietà [256] filiale; egli è che aveva e predicava la grande, universale pietà
      .(165)
     
      Facciamo ora alcune annotazioni intorno a questi brani, tradotti dal libro cinese, di cui in principio ho recato il titolo.
      Le due dottrine, di Çâkyamuni e di Confucio, appariscono, nel confronto che se ne fa, in tutta la loro discordanza; ma appare chiaro ancora, come sia oziosa tra loro ogni disputa per arrivare a concludere quale delle due sia la migliore.


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La vecchia Cina
di Carlo Puini
Editore Self Firenze
1913 pagine 246

   





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