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      Partono da principj diversi, hanno un diverso fine, e percorrono per conseguenza diverse strade. Il Confucianesimo riposa sul concetto che l’uomo è fatto per la società; che l’individuo non ha valore se non come membro utile di quella; e l’educazione, l’insegnamento e _la religione devono, di pieno accordo, indirizzarsi a tal fine. Pel Buddhismo il mondo è vanità; l’uomo e gli esseri sono forme fuggevoli; l’esistenza è dolore; e la felicità, il bene, il vero sono in una condizione di cose affatto opposta a quella che si mostra su la terra agli occhi dei mortali.
      Ora dunque, il punto capitale, sta nel fissare [257] se debbasi avere in conto solamente la vita terrena, o se debbasi riguardar questo mondo come transitorio, come luogo di prova, come una fermata per ripigliar la via inverso un mondo migliore. Il Confucianesimo non si pone nemmeno la questione. Per lui è una verità indiscutibile, che gli uomini onesti, giudiziosi e pj devono rivolgere tutti i loro pensieri al mondo e alla società. E non solo gli uomini devono rivolgere da vivi i loro pensieri alla terra, ma anche defunti; perocchè, come abbiamo accennato, anche i morti hanno l’obbligo d’attendere efficacemente al buono andamento delle faccende di questo mondo. Per la qual cosa il Confucianesimo condanna aspramente, nel Buddismo, la vita contemplativa, il monachismo, il celibato, come insegnamenti del tutto anti-sociali e dannosissimi.
      Il torto dei filosofi cinesi sta, come si vede, nel condannare le conseguenze naturali, logiche, necessarie della dottrina avversa; senza far parola del valore de’ principi da cui derivano.


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La vecchia Cina
di Carlo Puini
Editore Self Firenze
1913 pagine 246

   





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