Ciò è un togliere ogni valore sociale alle azioni umane, un disconoscere ogni principio di umana autorità, un escludere la potestà [259] paterna e la politica, cardini della costituzione sociale. Ond’è che alla vita contemplativa, che mira ad un fine oltramondano, il Confucianesimo contrappone la necessità di badar bene ai fatti nostri con maggior profitto nostro e dei nostri simili; al monachismo contrappone il lavoro - "i maschi all’aratro, le femmine al telaio"(166); al celibato, la necessità del matrimonio, per non defraudare lo Stato, di cittadini utili e laboriosi;(167) alla carità universale, le umili virtù domestiche; all’entusiasta, insomma, che abbraccia nel suo amore immenso tutti gli esseri viventi, il figliuolo pio che ama i genitori, e rispetta l’autorità. Le retribuzioni, inoltre, è forza che provengano solamente dalla potestà politica, per servizi resi allo Stato; e la condizione onorevole e agiata ha da venire dal lavoro indirizzato al bene pubblico. Perchè, se le ricchezze e gli onori sono la conseguenza di azioni fatte in una esistenza passata, come sostiene il Buddismo, la società che può procurarli, come retribuzione di un lavoro speso a suo vantaggio, perde ogni importanza(168).
Del resto, per far conoscere come e quanto il nostro autore cinese pensi alle cose di questo mondo, e soltanto ad esse, farò osservare, che, tra le prove dei danni arrecati dalla religione buddista, la [260] principale è d’avere abbreviata la vita agli uomini(169). E notiamo, che il nostro filosofo non lo attribuisce però a merito della sua dottrina, se gli uomini godevano d’una maggior longevità prima del Buddhismo.
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