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      Anche Lieh-tsz’, altro autore taoista che fiorì nel V secolo a. C., i cui scritti furono raccolti e pubblicati solo nel IV [266] secolo d. C. afferma che il Kwen-lun è residenza di Si-wang-mu, madre dei Genj(176).
      Che dall’Oriente, donde si leva il Sole, venga con la luce la vita, è un concetto il quale ha preso forme diverse in tutte le mitologie. Non c’è perciò bisogno di far notare la relazione che può trovarsi, fra quella regione, e l’idea dell’immortalità; e s’intende perchè i primi taosi andassero in traccia d’erbe miracolosamente efficaci a procacciare la longevità, nelle regioni del Mare orientale. Ma non s’intende perchè s’indirizzassero anche, allo stesso effetto, verso i paesi d’Occidente: là dove il sole tramonta, donde nasce la notte, simbolo della morte piuttosto che della vita. Le due [267] tradizioni, accennate di sopra, sembrano dunque stare in contradizione fra loro.
      Esaminiamo quali idee hanno guidato i taosi, in attribuire ad alcune piante la mirabile virtù di prolungare indefinitamente l’esistenza umana; e come sono stati, in conseguenza, diretti nel ricercarle. Le piante possono racchiudere l’essenza vitale sparsa per tutto universalmente, ma in singolar modo certe di esse, che vivono in certi luoghi: anzi è spesso il luogo dove crescono, che dà loro siffatta virtù. La quale viene estratta con operazioni alchimistiche, come s’è detto; ed insinuata poi nell’organismo umano, lo rende eterno come il mondo. Questa credenza si connette col culto popolare degli alberi, e col concetto, in parte filosofico in parte volgare, di un fluido vitale, o di una materia eterea, origine del mondo e di tutti i fenomeni fisici(177).


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La vecchia Cina
di Carlo Puini
Editore Self Firenze
1913 pagine 246

   





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