E insieme con lei sale poi, per gradi, ad una potenza, sempre più grande, d’innalzarsi su per i cieli.
Le due credenze sembrano in assoluta contradizione; ma l’antica fede del popolo le unisce. Questo ritorno dell’anima umana all’etere primordiale, in cui perde la sua personalità, è un concetto del tutto filosofico. L’anima dei morti, pel popolo, continua a vivere nelle tabelle del sacrario domestico; nè il volgo si cura di sapere che cosa accada all’anima che l’abita, quando, per andare di generazioni, quelle tabelle che la contengono, cadute in dimenticanza, non ricevono più onori, ne sagrificj. L’antica religione del popolo credeva alla personalità dell’anima dei defunti, come alla personalità degli spiriti degli oggetti naturali, alberi, pietre, monti, feticci, ecc., nello stesso modo che vi credono gli odierni Taosi. Il concetto filosofico del fluido vitale etereo che dà vita alla terra, desunto dal [274] concetto popolare della terra, anzi dalla natura intera, animata da spiriti, suggerì al taoismo l’idea di sottrarre dalla natura stessa questo fluido, quest’etere, questo spirito universale. Di trarlo dalla quintessenza di piante, che l’assorbiscono dal suolo, là dove il suolo ne è più ricco; e somministrarlo poi all’uomo, per renderne l’organismo incorruttibile, perfetto, immortale. Perchè il concetto dell’immortalità e della perfezione s’uniscono nella mente dell’uomo religioso; così che vediamo l’Haoma avestico esser tanto il genio che concede la forza, la saggezza, la potenza, quanto la pianta da cui si spreme il succo sacro della vita immortale,
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Taosi Haoma
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