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      § 3. "La prima opinione ammette il cielo piano, e della forma precisa della terra, alla quale risponde a simiglianza d’un coperchio; la seconda crede che il cielo sia a guisa della copertura d’un carro, alto a settentrione e basso a mezzogiorno; la terza descrive il cielo come un’immensa concavità, la quale ricuopre la superficie della terra e galleggia sull’aria primordiale, come un recipiente rovesciato, che spinto nell’acqua non affonda, essendo esso pieno d’aria (K. I, 1); la quarta opinione tiene il mondo essere fatto della forma d’un uovo, di cui l’albume è il cielo, il torlo la terra". (Tsin-shu, XI; K.; I. 1).
      § 4. "Le idee della scuola dello "Spazio vacuo", presto dimenticata, non ci vennero trasmesse [279] direttamente; Khih-meng, degli Han, ce ne ha conservato qualche ricordo. Il cielo, secondo quella scuola, è giudicato immateriale, e senza limiti. - Il cielo non è sostanza: alzando gli occhi, e osservando nella sua immensità, la vista perde il senso della distanza" (Tsin-shu; K. I, 2, 6.) " - Il cielo è un errore ottico. Se, per esempio, guardiamo da lontano le montagne, ci sembrano azzurre; e se guardiamo giù nel profondo le valli, ci paiono nere. Così l’azzurro (del cielo diurno) non è colore di realtà; ne è corporeo il nero (del cielo notturno). L’infermità dell’occhio umano impedisce di conoscere il vero; perciò l’uomo chiama il cielo "l’immenso azzurro". - il sole, la luna e gli altri astri sono natanti nello spazio, e non hanno radici che li tengano fissi. Il loro moto e la loro quiete dipendono dall’etere; perciò i sette pianeti hanno fasi incostanti, e stanno a distanze ineguali.


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La vecchia Cina
di Carlo Puini
Editore Self Firenze
1913 pagine 246

   





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