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      Ora, asserendo il testo che il cielo è rotondo e la terra è quadrata, può anche riconoscere la sfericità del tutto. Ed anche dicendo che un coperchio emisferico può darci un’idea del cielo, si può credere che l’autore non abbia preso in considerazione altro che quella parte, la quale sta al [281] disopra della terra, non tenendo conto dell’inferiore. Non vollero i savi uomini che scrissero quel testo, indurre dubbi nelle idee del popolo, parlando di quel che non apparisce alla vista; ma in sostanza i loro principj eran quelli di coloro, che ammettevano il Cielo sferico. Fu al cominciare del tempo degli Han (200, a. C.), nel dialogo tra Yung fang e Ch’en-tze, dove si rassomiglia il cielo ad un coperchio e la terra al recipiente che gli sta sotto, che viene asserito non esservi al di sotto della terra cielo alcuno; cominciando così a farsi strada un concetto diverso dalla sfericità del tutto, concetto che non trovavasi nel testo primitivo del Cheu-pi. V’era in esso espressa l’idea della rotondità del cielo; ma Ch’en-tze erroneamente interpretandola, ne trasse fuori la similitudine assurda del vaso ricoperto; la quale dette origine a molte vane considerazioni di letterati, che la gente non arrivò mai a comprendere. Pertanto gli autori ingannati da tale errore, non furono pochi; e sino i più famosi dei nostri tempi (VII secolo d. C.), scrissero secondo questo falso indirizzo, seguendo le idee di Ch’en-tze. Gli autori che si accingono a tali studi, trascurando il calcolo e le matematiche, fan servire le cose del cielo per ispasso de’ fanciulli " (T. I, f, 4).


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La vecchia Cina
di Carlo Puini
Editore Self Firenze
1913 pagine 246

   





Cielo Han Yung Cheu-pi