Sebbene la Scuola dello spazio vacuo, che è tra le più antiche, avesse molto bene asserito, non essere il Cielo che un’illusione della vista (§ 4); l’esistenza del cielo materiale, della vôlta stellata notturna, sembrò un fatto così naturalmente necessario, che ogni teoria cosmologica, degna di discussione, si fondò su quella.
Questo cielo materiale, o era immaginato a guisa di un gran padiglione, d’un gigantesco coperchio, d’un immenso ombrello, deposto un poco di traverso sulla superficie terrestre (§ 5); oppure a guisa d’un immane guscio d’ovo, che conteneva dentro sè il nostro pianeta (§ 6). Quantunque la tradizione classica della Cina attribuisca a’ primi savj la costruzione di strumenti astronomici, che ricordano le sfere celesti e le sfere armillari, e che la scienza cinese asserisca essere la sfericità del cielo, la sola opinione accettabile (§§ 1, 7, 8); tuttavia l’opinione più antica, più comune, più popolare, e che ha maggiormente persistito appresso i Cinesi, è quella che tiene il cielo come una vôlta solida, la quale ricopre tutta la terra sottostante. Quasi lo stesso avvenne in Occidente: perchè, mentre la scienza ellenica aveva messo i dotti sulla vera strada di conoscere l’insieme del mondo, la cosmologia cristiana preferì starsene all’errore de’ sensi; e anche tra’ Padri [300] della Chiesa prevalse il concetto del Cielo emisferico e della terra pianeggiante(186).
Dal concetto del cielo in figura di sfera materiale cava, contenente la terra (§ 15), è facile passare a concepire il mondo a simiglianza d’un uovo, di cui il guscio rappresenti il cielo, il torlo la terra, e l’albume l’acqua o l’aria, o l’etere cosmico.
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