Il cielo che cuopre quest’insieme terrestre ha precisamente la forma d’uno di quei "padiglioni o coperture di carri", al quale tanto spesso i Cinesi lo rassomigliano(188). Se non che, invece di avere, quest’insieme, una figura perfettamente quadrata, ha la figura rettangolare, nella quale il lato più lungo è due volte il lato breve; poichè Cosma intendeva di foggiare il mondo a simiglianza del Tabernacolo biblico.
I Cinesi però non si dettero cura di sapere qual forma solida avesse la terra: ne descrissero soltanto la superficie, in quel modo che ora abbiamo detto. Accettarono nondimeno quel che la cosmografia buddista insegnava a questo rispetto; e il monte Mêru, che ha per gl’Indiani tanta importanza, e occupa sulla terra una così gran parte, finì per essere riguardato come la terra stessa. "In sostanza, dice un autore cinese, il Sumêru è la terra" (§ 15): i continenti abitati non furono altro che sue dipendenze. La forma del [306] monte Mêru fu dunque la forma stessa della terra; forma che fu diversa secondo i vari popoli che professarono il Buddhismo. Appresso gl’Indiani il monte Mêru aveva presso a poco la figura di un cono rovesciato; come appunto anche Cleante voleva che fosse la forma della Terra. Appresso i Tibetani, i quali avevano accettato il concetto cinese della superficie terrestre quadrata, il cono rovesciato indiano diventò una piramide rovesciata, che ricorda la forma della Terra, secondo Leucippo. Appresso i buddhisti del Ceylan, il Mêru parvata è rappresentato a guisa d’una colonna di macigno; la quale, a sua volta, rammenta la forma cilindrica, che Anassimandro assegnava al nostro pianeta.
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