Nella stessa tradizione occorre sovente un fatto, accaduto regnando i primi favolosi sovrani, che pare far risalire l’origine delle carte geografiche nella Cina, fino a’ tempi mitici. Wang-mu, divinità del monte Kuen-lun, il quale ha tanta parte nella mitologia taoistica, concedeva ad alcuni savi re, a mano a mano che salivano al trono, la mappa della terra (§ 30); affinchè eglino [308] avessero un adeguato concetto del paese di cui pigliavano il governo. Le antiche storie cinesi affermano, che il re Yu facesse incidere su nove vasi di bronzo la mappa delle nove provincie della Cina. Anzi uno de’ più vecchi libri di quella nazione, il quale però è rifiutato dalla scuola confuciana ortodossa, lo Shan-hai-king, ossia "Libro dei monti e de’ mari", pretende essere la descrizione per iscritto delle mappe figurate sopra i detti vasi. Certo è, che le notizie le quali si possono levare dalle scritture, che si riferiscono ad epoche remote, non portano a concludere che la Cina antica avesse una cognizione precisa della configurazione e delle dimensioni de’ continenti(190).
Le dimensioni che si trovano nei brani riferiti di sopra (§ 27) sono del tutto immaginarie; anche quando si tratta, non più della terra, ma particolarmente della Cina (§ 27). Il solo brano, donde si rileva una conoscenza assai esatta del territorio cinese, è quello del Li-ki (§ 27). Qui la Cina è divisa in nove parti, quasi uguali di estensione e di forma. L’Hwang-ho, il Kiang, due montagne che stanno, una all’estremo [309] settentrione, l’altra all’estremo mezzogiorno della Cina, e all’estremo occidente il Deserto di sabbia, servono di termini a quelle nove regioni.
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