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      Non tutti però si dimostrano così fieri nemici de’ tranquilli abitatori dell’Impero di Mezzo. Un autore tedesco, FEDERIGO MÜLLER di Vienna, in un articolo intitolato Ethnologie und Weltgeschichte (nel Globus, 1° gennaio, 1894) scrive a questo proposito: "Si può presentare come modello a tutti i popoli senza eccezione, l’operosità, la perseveranza, la frugalità e l’equanimità dei Cinesi. Ai Cinesi appartiene l’antichità più alta; ad essi appartiene l’avvenire più lontano. Un popolo simile non può mai perire". Non sono molti anni che i giornali inglesi discutevano intorno all’utilità d’introdurre in Europa siffatti operai, per dar modo ai capi industrianti di difendersi dagli scioperi. Gustavo Le Bon non crede impossibile un lontano avvenire, in cui la Razza Gialla invaderà il mondo e lascerà sopravvivere soltanto i tipi più robusti delle razze bianche; i quali, per quella scelta darwiniana, causata dalla concorrenza, diventeranno anche superiori agli odierni. (G. L. BON, L’homme et les Sociétés).
      (16) Ecco quel che a tal proposito scrive Don SINIBALDO DE MAS, il quale fu ministro plenipotenziario di Spagna in Cina: "Coloro che vedendo i Cinesi senza navi a vapore - l’autore scrive nel 1858 - senza ferrovie e senza telegrafi, giudicano che sia un popolo selvaggio, sono in uno stranissimo errore. La popolarità dell’istruzione è una delle prove più evidenti di progredito incivilimento. Ora la Cina, senza ch’essa abbia avuto una legge sull’istruzione obbligatoria, è il solo paese del mondo dove tutti sanno leggere e scrivere.


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La vecchia Cina
di Carlo Puini
Editore Self Firenze
1913 pagine 246

   





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