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      (87) In cinese ‘Jen,’ bontà, benevolenza, benignità, affetto, socievolezza, umanità.
      (88) MENCIO, VI, I, § 7.
      (89) MENCIO, VI, I, § 7.
      (90) MENCIO, VI, I, § 18.
      (91) Questa massima è ripetuta anche nel Chung-yung, XV, § 23. Ecco il passo: "Maestro, domanda un discepolo, potresti tu indicarmi una parola, che compendiasse tutta la morale? La parola ‘Jiu,’ risponde il maestro, la quale significa: non fare ad altri quel che tu non vorresti ti venisse fatto". Una massima del tutto umana è poi la seguente: "Un discepolo domanda al maestro: Dobbiamo noi rendere bene per male? - Come compenserete allora i benefici? risponde il maestro " (Lun-yu, XIV, § 36).
      (92) MENCIO, III, I, § 1.
      (93) MENCIO, VI, I, § 7.
      (94) MENCIO, VI, I, § 4.
      (95) MENCIO, VII, I, § 16.
      (96) MENCIO, I, I, § 7. Testo e Commento.
      (97) Lun-yu, XIII, § 24.
      (98) MENCIO, VII, II, § 14.
      (99) Si allude a Ching-Thang, fondatore della seconda dinastia, che depose il sovrano Kie, ultimo della prima; e a Wu-Wang, fondatore della terza dinastia, che uccise il re Cheu-Sin, ultimo della seconda. L’uno fu un crudele, l’altro un tiranno.
      (100) MENCIO, I, II, § 8. Testo e Commento.
      (101) Secondo la tradizione i primi sovrani della Cina (3000-2500 a. C.) ebbero innata questa scienza di governo; quelli che vennero dopo (2500-2200 a. C.) la ebbero trasmessa da quei primi savi. Dal 2200 a. C. in poi si suppose che tale capacità di reggere lo Stato fosse ereditaria; e cominciarono così le varie dinastie che dominarono il paese.
      (102) Lun-yu, VIII, § 13.


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La vecchia Cina
di Carlo Puini
Editore Self Firenze
1913 pagine 246

   





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