XII, pag. 383.
(125) Mémoires, loc. cit.
(126) H. PLATH, Die Religion und der Cultus der Alten Chinesen parte I, pag. 76.
(127) Il PLATH ne parla brevemente nell’Op. cit., parte I, p. 76 parte II, p. 78 e 83.
(128) Ignoro se altri che hanno trattato delle antiche credenze cinesi, ne abbiano parlato un po’ diffusamente. L’INTORCETTA tra i vecchi sinologi, accenna pure egli appena a questo culto, citando il principio del § 45 del cap. XI (IX) del Li-ki. (R. P. Prosperi Intorcetta societatis Jesu, Missionarii sinensis Testimonium de Cultu sinensi, Datum anno 1668. Parisiis, MDCC; pag. 129-130).
(129) Cha o Pah-cha viene infatti spiegato da un Dizionario: "A sacrifice to Ceres about the winter solstice" LOBSCHEID, Dict., pag. 4.
(130) Cha o Ta-cha, ringraziamento della fine dell’anno agrario, alla terra per la raccolta, W. WILLIAMS, Dict., pag. 435.
(131) Cioè a dire si menziona nel capitolo "Von den einzelnen himmelischen Geisten" dell’Op. cit., parte I, pag. 67.
(132) Il carattere soh, posto nel testo a spiegare il carattere cha, è tradotto nell’edizione giapponese del Li-ki, con saku, che vuol dire ricolta.
(133) Del resto anche le feste popolari campestri dei Romani, dette Faunalia, cadevano presso che in inverno. Così ORAZIO, III, 18, ad Faunum, dice:
Ludit herboso pecus omne campoCum tibi Nonae redeunt Decembres;
Festus in pratis vacat otiosoCum bove pagus.
(134) Seh vale per un altro carattere che significa "ricolta, mèsse, lavoro campestre". Il carattere del testo è formato di due elementi uno vuol dire "granaio"; l’altro "venire"; il tutto significa perciò "Grano che va nel granaio", "ricolta".
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