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      Altri anco di virtù più arrischiata, ove nel pendio d’una rupe, quanto più rovinosa, tanto più in acconcio ai lor desiderj, veggano alcun naturale scavato entro al vivo del sasso, capevole dei lor corpi, quello appunto, come il cielo l’avesse aperto per essi, eleggono ad abitare: ec." (BARTOLI, La Cina, I, CXXIX).
      (181) "Sul T’ai-shan eravi la Tabella di Giada nella scatola d’oro, dalla quale si poteva conoscere gli anni della vita degli uomini. Wu-ti degli Han avendola consultata si trovò segnato 80 anni per durata della sua; e 80 anni infatti visse".
      (182) Vedi pag. 169.
      (183) È qui da notare come queste osservazioni astronomiche, congiunte con la strana idea esposta dall’autore cinese, debbono risalire al tempo in cui i Cinesi abitavano l’interno delle terre asiatiche, ben lontani dal mare; altrimenti sarebbe venuta più naturale l’idea del cielo immerso nelle acque dell’Oceano. Del resto in tutte queste ipotesi si parla del sorgere e del tramontare degli astri, sempre rispetto alla superficie della terra, mai rispetto al mare. Anche il carattere ideografico indicante l’Oriente, come ho fatto notare in altro luogo, esclude il concetto del sole che sorge dal mare.
      (184) Hwai-nan-ze parla di nove gironi o zone di paesi, i quali circondano il Kuen-lun, che è il Monte Mêru de Cinesi, invece di ottanta come il nostro testo. Ma bisogna avvertire che ogni zona viene a sua volta suddivisa in altre nove; cosicchè fanno un complesso di ottantuna zone; la centrale, occupata dalla vetta del monte, e le ottanta che le stanno dattorno.


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La vecchia Cina
di Carlo Puini
Editore Self Firenze
1913 pagine 246

   





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