Volete sapere quante bestemmie dica in un giorno chi spasima di un dente guasto? o quante occhiate torbide lanci in un anno sulle rivali una donna di classica gelosia? o quante occhiatine sentimentali volga in un secolo alla luna una fanciulla di romantica languidezza? dimandatelo a loro, che tutte queste cose le sanno di certo. Oh scienza della statistica, salvezza e gloria del secolo decimonono! Insomma, con due ore di preavviso, e col solo breviario sotto agli occhi, sarebbero capaci di dirvi quanti versetti, quante parole, quante sillabe e quante lettere si contengano nel cantico Laudate pueri Dominum. Amici, verso la fine del primo pranzo che darete, vi raccomando di fare un brindisi alla statistica, e poi un altro alle academie della statistica, e poi ancora un terzo alla statistica delle academie.
Ma ogni troppo è troppo; e di statistica o di aritmetica il Gioja in quel Galateo ne versa troppo: e sì che i temi di gentilezza e di affetto sotto alla pressione dei numeri e alle indagini del calcolo si impiccoliscono, si rincantucciano, e finiscono a dileguarsi affatto come fa il diavolo sotto all’aspersorio dell’esorcista. L’opera è divisa in molti libri, ogni libro in molti articoli, ogni articolo in molti capi, ogni capo in moltissimi paragrafi; e ognuno di questi ha la sua filza di argomenti I, II, III, IV, V, VI, ecc., e ognuno di questi numeri romani ha la sua processione subalterna di numeri arabici 1, 2, 3, 4, 5, 6, ecc., e ognuno di questi si sminuzza in a) b) c) d) e) f) g) ecc., e talvolta ognuna di queste lettere è tonda e majuscoletta per aver campo di tirarsi appresso il suo strascico di lettere corsive e minuscole.
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Laudate Dominum Gioja Galateo
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