» Ma su questa objezione del ridere, giacchè me la fanno molti, ho inventato un dilemma che mi pare d’una forza da levarvi il respiro: perciò vi consiglio di non affrontarlo. O avete la volontà di ridere, o no. Se l’avete, benone! eccomi a servirvi, il mio libro è fatto a posta per questo. Se poi non l’avete, meglio ancora! è proprio il mio caso, e mi ci provo di cuore e di puntiglio, perchè abbisognerà niente meno di tutta la mia virtù a farvi ridere per forza: ben inteso che, se ha da essere una sfida, cominciate a leggere: altrimenti sareste come coloro che si turano gli orecchi per non sentire la verità.
Dunque, a far ridere la gente allegra e disposta, ogni inezia basta: i lazzi d’una scimia, i bisticci d’uno stenterello, l’aria invasata d’un poetino, i titoli academici di un cacciatore di diplomi, i ciondoli pendenti dall’abito d’un solenne minchione. È come quando uno corre alla spensierata, che ogni pugno appoggiatogli per di dietro lo manda lungo e disteso: ma a distendere per terra un atleta fermo e in guardia ci vuole M. Roux. Così per mettere in buon umore le persone ingrugnite, e anche quelle ingrugnite per progetto, bisogna ricorrere al dottoraccio in Monza: perchè il nuovo ramo di scienza ortopedica applicata alla testa, che consiste nell’allargare le faccie lunghe, nessun chirurgo la possiede come lui: il quale, per parentesi, m’incarica di annunziarvi che del ridere egli ne tiene ai vostri comandi una provigione inesauribile. Tutto sta a voler farne acquisto all’ingrosso: che, aver legna da vendere a cataste, e doverla dar via a oncie, e tagliuzzata in zolfanelli e stecchi, è una cosa da languire d’inedia.
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Roux Monza
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