.. insomma una figura da diavolo, che diabolicamente ride, e si fa scherno degli uomini e delle cose. Oh! che io fossi la personificazione di quell’immenso sghignazzamento, nel quale, al dire d’un poeta furibondo, dovrà dissolversi l’universo?» Ma questo sublime sonnambulismo durò appena qualche minuto; mi sentii subito troppo grosso e pesante per uno spirito degli abissi: e poi, riandando in mente l’opera mia per sommi capi onde giustificarne l’indole diabolica, trovai che certi elogi e certi entusiasmi basterebbero a smentirla, perchè sentono assai più di lardo e di cavoli che di resina o di zolfo o di altre sostanze infernali. Dunque a monte il gran concetto; e conclusi che se io commisi un anacronismo, non sarà certo di centinaja d’anni, come usano a pigliarne i dotti, senza che alcuno se ne scandalizzi, o nemmeno se ne accorga. In relazione al passato, il mio è un anacronismo di tre anni appena; e in relazione al futuro, speriamo che sia di molto meno: perchè insomma, dopo le ostinate pioggie appare il sole splendido, e dopo il crudo verno la stagione dei fiori, e dopo la carestia l’abbondanza. Queste vicende non mancano mai in natura: tutto sta ad attenderle pazientemente, perchè chi dispera ha una bella illusione di meno e un brutto male di più. Cari amici, quante altre cose interessanti e consolantissime avrei a dirvi! ma penso che per un fiorino ne ho dette d’avanzo.
Però me ne resta una di troppo rilievo per dimenticarla. Sappiate che quest’opera mia non è postuma, ossia pubblicata per cura de’ miei eredi inconsolabili; ma che sono proprio io in corpo e anima a dirigerne la stampa.
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