E quì mi corre l’obligo d’una speciale avvertenza a fine d’impedire grossolane illusioni: che cioè non abbiano a credersi al di sopra del mio popolo alcuni di fortuna assai più che mediocre, ma ricchi di recente data, che per mancanza di uso o di naturali disposizioni si trovano inesperti e imbarazzati nell’esercizio del loro nuovo mestiere. Contro a costoro la bassa invidia cova rancori implacabili, e n’ha ben d’onde, la poveretta. Ora, non è raro il caso che la maldicenza osi colpirli di scherno perfino nell’atto di allontanarsi collo stecco in bocca dalle loro laute mense. Oh ingratitudine umana! Ma a far tacere d’ora in avanti le male lingue ci penso io, insegnandovi a dar da pranzo in modo da ridurle al silenzio. Nel quale scopo mi pare che ci sia della morale assai; giacchè, guai al libro moderno che non sia tutto unto di moralità, come è unta d’olio un’insalata, o come.... Quasi mi dimenticava che non devo fare l’esordio: sono però a tempo a troncarlo. Entriamo in materia, e attenti bene.
Oh, il meglio mi scordava, come dicea quella buona lana di Figaro. Avverto che rigetto come frivola e insussistente qualunque taccia di allusione individuale. Scendo con mio non poco fastidio a siffatta protesta, perchè così vuole miseria di tempi e di luoghi. Molti troveranno che io descrivo quanto accade in casa loro: ma appunto io descrivo ciò che accade in casa di gente infinita. Se un romanziere narra i palpiti, i terrori, le speranze, le veglie di una ragazza innamorata, credereste mai possibile che un migliajo di amabili signorine lo accusassero di aver sorpresi e svelati i loro secreti?
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Figaro
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