Figuratevi che quando alcuno di costoro accetta per convenienza un vostro pranzo, comincia un giorno prima a meditarvi sopra. «Dimani si desina a un’ora! (dico un’ora, perchè le famiglie del mezzogiorno quando fanno inviti, diventano terribilmente aristocratiche, e sono capaci di aspettare fino alla una), dunque bisognerà tralasciare di far colazione: e poi, che si fa tutto il resto della giornata? come si fa a ottenere la sera? vuol essere una gran noja!» Difatti a due ore e un quarto, due e mezzo al più, il pranzo è finito. Si resta un’altra mezz’ora a far chiacchiere, e poi? siamo ancora nel cuore della giornata, e questa famiglia avrà le sue occupazioni. Si parte, ma per dove? e a che fare? come può impiegare utilmente il tempo un uomo pieno di cibo e di bevanda? Pieno per più ragioni: perchè non aveva fatto colazione, perchè della roba ve n’era, perchè poi sovratutto ve la ingollavano per forza. E tanto più cresce il senso della obesità, in quanto che per l’ora insolita anche la dose abituale di nutrimento sarebbe troppa. Si gironza per le strade, ed è un’invidia a vedere il suo prossimo snello e attivo che va preparandosi l’appetito per il pranzo. Si ha bell’affettare un’aria disinvolta e rinunciare allo stecco a fine che nessuno sospetti che si attende seriamente all’opera del chilo. L’uomo appena escito dalle mani dell’ospitalità cordiale, ha scritto su tutta la persona le parole: ho desinato. È un po’ più tondo e rubicondo del solito, il respiro alquanto greve, e un tutto insieme d’impacciato e di svogliato che tradisce da un capo all’altro della contrada il mistero di una digestione importante.
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