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      Rispondo che il caso è serio, ma non disperato: è appunto nei grandi mali che si spiega la potenza dei grandi rimedii: eccovi dunque il vostro in due parole. Bisogna precisamente invertire l’ordine abituale dei pasti, invitando al pranzo per l’ora in cui siete soliti a cenare: e voi altri di famiglia per quella volta cenerete al mezzo giorno. Che se mai, per supposto, il mezzodì fosse l’ora non solo della vostra casa, ma del vostro paese (e se è quell’ora, vi saranno le sue buone ragioni locali); allora, intendiamoci bene, sareste in piena regola, e invitate pure tutto il mondo perchè io mi sono riferito, come dissi da principio, agli usi di Milano, e quì la questione è principalmente sull’uso e sul bisogno di uniformarvisi. Quando poi voleste proprio trattare un forestiero dalle ore cinque coll’estremo della gentilezza e della deferenza, invitatelo a cena e non a pranzo. Vedete come nelle cose ragionevoli io sia facile e accomodante.
     
     
     
      CAPITOLO SECONDO
     
     
     
      Ma andiamo avanti che la matassa da svolgere è grossa. Ora dimando: quanta gente saremo, a tavola? — Dodici o tredici. — Ahi! spero bene che intendiate dire dodici o quattordici: perchè fra tutti i numeri dell’aritmetica il tredici è quel solo che vi consiglio di scrupolosamente evitare, almeno a pranzo. Moltissimi credono che il trovarsi a mensa in tredici (la cifra della morte!) sia di pessimo augurio, e che uno di quel funesto numero debba sicuramente morire dentro l’anno. Capperi! sarebbe un farci pagare troppo caro il pranzo mettendolo al prezzo di una condanna capitale.


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L'arte di convitare spiegata al popolo
di Giovanni Rajberti
Editore Bertieri Milano
1937 pagine 212

   





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