Le credenze di un certo ordine bisogna seriamente rispettarle, perchè di stretta logica va loro annessa un’altissima importanza. Violentandole, si riduce una persona al bivio penoso o di rinegare per rispetti umani la propria coscienza, o di regalarvi la dolorosa scena di non pranzare. In qualunque dei modi la cosa è brutta. Mi direte che non si può indovinare come uno la pensi, e che il vostro onomastico va a cadere in giorno di magro, e che non si può a meno d’invitare i tali. Ebbene, tutto si accommoda col dare un pranzo misto, anfibio, ove trovino il fatto loro tanto il cervello del sistema pesce, quanto lo stomaco del sistema pollastro.
CAPITOLO TERZO
Quì temo che alcuni, anco tra i più benevoli lettori, non abbiano a maravigliarsi e a perder coraggio alle tante difficoltà che io vo loro accennando. Ma, cari amici, sono ben poche le cose che, a voler farle bene, non sieno difficili; e al contrario sono quasi tutte facili quando ci accontentiamo di farle male. Perfino a scegliere un buon zigaro di Virginia fra tanti cattivi ci vuole il tatto e l’occhio e la pratica di un fumatore provetto. V’ho io forse lusingati che l’arte di convitare sia facile? Appunto l’ho chiamata arte, perchè bisogna impararla e rendersene padroni a forza d’esercizio e di ingegno. Anzi, fra tutte le arti che si dicono belle, perchè intese a soddisfare l’intelligenza e gli affetti, questa si dovrebbe chiamare bellissima, perchè mira ad appagare e la mente e il cuore e il senso, e perfino il ventre, che è pur tanto prosaico.
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Virginia
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