— È N. N., parassito famoso, che si caccia dapertutto ove ci sia da desinare, e che s’è fatto presentare solamente jeri. — E quel magrino sentimentale vicino alla moglie dell’architetto? — È un giovine artista, amico dell’architetto, che lo protegge e lo introduce nelle case: dicono anche che sia il suo Cireneo. — Cioè? — Cioè che lo ajuti a portare la croce del matrimonio.» A questi pranzi alcuni ci vanno per convenienza; moltissimi per pranzare: chè in fin dei conti, anzi, in quanto risguarda ai veri conti, è una gran ragione anche questa. Ma secondo le nostre vedute estetico-morali, siffatti pranzi ci richiamano involontariamente alla prosaica idea di una buona trattoria gratis.
Però: siccome appunto lo scopo di pranzare è in sè stesso abbastanza ragionevole e buono per molta gente: siccome l’arte, se scapita ne’ suoi rapporti altamente filosofici, può essere vantaggiata nelle sue parti materiali: quindi, siccome da questi pranzi possono difundersi nell’agiato popolo e il gusto per le squisite vivande, e il senso dell’ordine e del buon servizio, e l’amore dell’eleganza e delle confortevoli commodità del viver dolce: così non insisterò più su questo tema del troppo facile invitare. Rifletto poi anche che non tocca a me il farlo: perchè colle mie sottigliezze ed esigenze soverchie riescirei agli antipodi della meta prefissa, insegnando niente meno che l’arte di non convitare. E, data questa piccola assurdità, volete sapere qual sia l’idea che mi fa paura? è la disapprovazione e l’odio di tante persone rispettabili che fanno i commensali di professione, che hanno sette cuochi per settimana, che insomma vivono della filantropica abitudine di compiacere a coloro che desiderano compagnia alla propria mensa.
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Cireneo
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