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      Che uno vi confidi un’afflizione intima, o una gioja secreta: ciò vi lusinga l’amor proprio, v’inspira interessamento e benevolenza. Ma se quella confidenza fu fatta a molti, se vi accorgete che è divenuta il secreto della communità, cessa ogni illusione, e la simpatia, principio d’amicizia, si raffredda e svanisce. Nelle reminiscenze della propria vita molti troveranno il fatto seguente: di aver ricevuto da un Tizio numerosi e anche importanti tratti di gentilezza e cordialità: e di non aver mai potuto provarne un senso proporzionale di affezione e gratitudine: del che, come animi di buona tempra, si saran dati colpa e rimprovero. Ma di questa, non meno che di altre supposte anomalie del cuore, se vorranno frugare nel fondo della coscienza, troveranno le ragioni; delle quali la principalissima, se non anche l’unica, sta in ciò, che quei tali favori venivano indifferentemente estesi a molte altre persone, e, ciò che è peggio, ad alcune immeritevoli di parteciparne.
      Ma che diamine vo io spigolando nei perigliosi campi della morale, quando si tratta di pranzi? E poi, le teorie generali e astratte rassomigliano molto ai precetti delle poetiche, per le quali il mondo si divide in due sole classi: la prima, immensamente piccola, che non ne abbisogna perchè ha dal proprio ingegno il senso delle più squisite e riposte convenienze dell’arte: la seconda, immensamente grande, che o non sa nemmeno l’esistenza dei trattati, o non sa capirli, o non sa applicarli alla prova. E poi, c’è ancora di più. A sciorinare precetti, e a vender consigli si fa presto: è il mestiere più commodo e facile del mondo.


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L'arte di convitare spiegata al popolo
di Giovanni Rajberti
Editore Bertieri Milano
1937 pagine 212

   





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