Si danno in società dei casi di antipatia e avversione così forti, che un tale schiva un tal altro a tutto potere, e per nessun titolo non vorrebbe mai trovarsi con lui faccia a faccia in un piccolo crocchio, e meno poi sedere alla stessa mensa. Cose riprovevoli, lo concedo; ma bisogna pur farsene carico come di fatti non infrequenti. Per citare un solo esempio, forse il più compatibile anche agli occhi della severa morale, vi addurrò quello del creditore violento. Chi ha mai saputo definire siffatto animale? Un impertinente che nega di riporre in voi la debita fiducia: che si rifiuta di tener aperta una piccola partita di conti con la vostra rispettabile casa: che non vi lascia respirare, e sotto ai più oltraggianti pretesti, e a costo delle più odiose vie di fatto pretende niente meno che di essere pagato, e a tempo fisso e brevissimo, contro i dettami della sapienza popolare che inventò espressamente per questi indiscreti l’adagio a morire e a pagare non è mai troppo l’aspettare. Costui vi trascina a forza in pretorio, dove bisogna far sapere i vostri interessi a scribi e farisei: dove il mostro vi promette a sangue freddo l’oppignorazione, la vendita giudiziaria, la prigionia! E voi nel giorno susseguente, forse nel giorno stesso, andando a sollevarvi l’animo con un buon pranzo in casa di un caro amico, dove si lasciano i fastidii alla porta, v’innoltrate inconscio e giulivo nella sala, e, oh vista! trovate là il vostro demonio persecutore. Ombre sanguinose e incivili di Banco e del Commendatore, che osaste turbar le gioje delle mense; le apparizioni vostre dovean essere inezie e scherzi puerili in confronto di questa: perchè almeno voi sarete state infelici, scarne, e non avrete dato alle vittime vostre l’insultante spettacolo del mangiare! ma il creditore è florido, impassibile, non ha mai ciera da morir presto.
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Banco Commendatore
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