E poi siffatte indagini, oltre al non essere il più delle volte praticabili per le tante ragioni che ognuno vede da sè, sono anche quasi sempre sconvenienti perchè implicano rivelazioni di sentimenti gelosi, o mettono altri sulla via di studiare e imparare qualche segreta pagina della vostra vita. Quand’io frequentava i pranzi, mi ricordo che nella mia qualità di scrittore un po’ rabbiosetto, ero sempre in grande sospensione di animo, per paura d’incontrarmi o in faccie insoffribili a me, o in faccie alle quali fossi insoffribile io: giacchè bisogna poi anche avere la virtù della filantropia, e saper dolersi dei dolori altrui. E fino da quell’epoca io meditai il rimedio che vengo adesso a indicare. Dunque proporrei che quando uno abbia preso la buona risoluzione di dare un pranzo, fissi dapprima tutti coloro che vuol radunare, e poscia li renda vicendevolmente noti con due righe d’invito a ciascuno. «Vi prego a favorirmi nel giorno, ecc.; avremo la compagnia del tale, del tale, ecc.». Chi trova un nome che gli sia insopportabile, si esentua con un pretesto qualunque, e tutto è finito. Mancando alcuni, questo metodo lascerà sempre un bel margine di sostituzioni posteriori nel gran numero di coloro che non valgono la pena di essere annunziati prima, perchè la loro perfetta e garantita nullità li rende incapaci di portare o inspirare avversione a chichessia. Però anche in questo ci vorrà occhio e cautela: giacchè non v’è grado di melensaggine e d’innocenza pecorina che non abiliti un uomo a divenire per lo meno un creditore brutale.
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