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      Il maestro, che nelle sue escursioni artistiche di gioventù capitò fino a Copenaghen a fregare il violino, dichiara essere inutile il fantasticare sulle cause, ma importantissimo il rimediare agli effetti. Che nel nord di Europa, dove si fabrica subordinatamente allo scopo massimo di ripararsi dal freddo, l’inverno lo si vede e nulla più: ma per soffrirne tutti i rigori bisogna venire tra noi dove si fabrica leggiero leggiero come se dovesse essere una perpetua primavera: dove i cristalli doppii alle finestre sono ancora un lusso da grandi signori: dove a parlare di stufe sotterranee diramanti vene calorifere a un’intera casa è come a discorrere dei costumi chinesi: dove con molto peculio si riscalda a stento una stanza, mentre si gela in tutto il resto d’un appartamento: quindi in inverno tanta abbondanza di malattie che si potrebbero evitare, e tanto tripudio della medicina. E lì si scaglia contro alla moderna architettura non avente scopi nè carattere (ripeto le parole del suonatore, io non c’entro), che si becca il cervello e fa sprecar somme enormi in facciate piene di eleganze o frivole o assurde: e bugnati e lesene e frontoni e statue pagane sul tetto (abbasso poi le botteghe da cappellajo e da barbiere) e fregi con arpe e cigni, e perfino con teschi di buoi che inspirano ribrezzo e pajono insegne da macello: e dietro a buaggini e anacronismi così insopportabili si trascurano affatto le supreme esigenze dell’epoca borghese e mercantile, quali sono i comodi interni, i conforti domestici della vita.


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L'arte di convitare spiegata al popolo
di Giovanni Rajberti
Editore Bertieri Milano
1937 pagine 212

   





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