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      E fanno benissimo; e li loda anche il Petrarca che scrisse per loro il famoso verso: Gente a cui si fa notte innanzi sera. Dunque, fiat lux! la più bella parola della bellissima creazione.»
     
      «Eh, dico, Giorgio, che cosa contengono quei due gran piatti che girano uno a destra, l’altro a sinistra? — È un po’ di salato per aguzzare l’appetito. — Di fatti ora vedo: salame crudo, salame cotto, lingua affumicata, spalletta, prosciutto.... oh che fraganza, è una delizia! dopo poi verrà la frittura, e dopo il lesso, e dopo la minestra; dico bene? — Precisamente. — Ma bravo! se diventerò principe, ti prometto il posto di fattore in alcuno de’ miei possessi: perchè, non andare in collera, caro Giorgio, ma quest’ordine di pasto non è più permesso che nei villaggi, e tra quelle famiglie che mangiano in cucina. Sappi adunque che, per massima affatto elementare e vera regola d’abicì, il pranzo deve cominciare sempre e poi sempre dalla minestra: e il volerla servire dopo una o più vivande riesce per gl’intelligenti uno sconcio, come sarebbe a vedere una dama al passeggio non seguita ma preceduta dalle proprie livree. Nè occorre indagare se un precetto così assoluto s’appoggi a valide ragioni: si usa così. Perchè una tragedia deve avere cinque atti, nè più nè meno? la ragione principale, se non l’unica, sta in ciò, che tutti gli autori classici si attennero a quella cifra. E così ti dico che tutte le case classiche e che fanno testo (superba questa mortatella!) cominciano il pranzo dalla minestra, come s’incominciano le orazioni dal farsi il segno della croce: e chi fa in modo diverso è gente che mangia, ma non sa mangiare.


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L'arte di convitare spiegata al popolo
di Giovanni Rajberti
Editore Bertieri Milano
1937 pagine 212

   





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