E hanno ragione; mentrechè piatto o pietanza non può essere che una cosa preparata, comunque, in cucina. Diremo piatto un salato servito caldo, con verdura: ma non si potrà in buona coscienza chiamar tale una cosa fredda e sfettata che si compera come sta dal bottegajo nel ritornare dall’ufficio, e che si porta a casa in saccoccia. E ciò ti serva di regola, caro Giorgio: che se mai tu dicessi che a un dato pranzo ci furono sei piatti, e comprendessi il salato, la sarebbe una bugia, e non di quelle del genere giocoso, perchè detta sul serio, perchè non farebbe ridere nessuno, perchè in queste cose non vedo che si debba scherzare.
Occorrendo che alcuni amici ti caschino inaspettatamente sulle braccia da satollare, e che l’ora del pranzo sia imminente, e la cucina mal provvista, ed il modo di provederla impossibile, per esempio in campagna isolata; oh, allora ti consiglio d’ingozzarli ben bene in principio con una formidabile marmitta di riso in cagnone e una enorme portata di salato; affinchè questa grossa avanguardia supplisca alla sottigliezza dell’esercito: e così se non avranno pranzato bene (che non sarà tua colpa), almeno partiranno sfamati. Ma oggi che hai le casserole in orgasmo e che noi vogliamo riserbarci pei piatti della festa, questo metterci quì per un buon quarto d’ora a logorare le nostre facoltà con pane e salame, non ha senso commune: come si farà poi a rendere il debito onore al cuoco? Vedi un po’ quì: io ciarlando ho già fatto sparire due soldi di pane o tre, salvo il vero, e si comincia appena: è un tradimento! non dico per me, che non mi lascio atterrire per così poco, e quando mi accingo a questi viaggi non conto le miglia; ma bisogna farsi coscienza per coloro che sono deboli di garretti e dopo una corsetta allegra non sanno più proseguire.
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Giorgio
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