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      Ma quella battaglia grande è altretanto breve; è un veni, vidi, vici che si compie nel giro di un’ora e mezza. Siffatta prestezza sembra eccessiva al volgo inesperto; chi però fece parte di quelle campagne illustri può valutare quanto vi sia di ardito, di sublime, d’inebriante in quei súbiti assalti, in quella rapida distruzione, in quel servizio vorticoso, in quel pranzare fulmineo. È l’arte spinta all’ultimo grado d’idealità. Disse Parny, non so più dove, che les dieux font bien et font vite; e io, trattandosi dei Luculli a tavola, dico che les dieux font vite et font bien. Nè s’ha poi a credere che quella prestezza sia opprimente: oibò! allora non la userebbero coloro che hanno la missione di raffinare tutte le voluttà della vita. Il tempo, a considerarlo in astratto, pare brevissimo, e più ancora quand’è passato; ma intanto che passa ci mette proprio tutto il tempo che occorre: e nello spazio di un’ora e mezza, ci sta commodamente del gran bene e del gran male.
      Ma i pranzi del popolo oh come sono lunghi quando assumono una certa importanza! Un po’ che scarseggiano le persone di servizio, e nelle occasioni solenni s’imbalordiscono e non sanno più quello che si facciano: un po’ l’operazione del trinciare eseguita sulla tavola con grande stento e prosopopea da qualche commensale mal pratico, che ad ogni incontro di articolazione sbuffa e si lagna del coltello male affilato: un po’, e assai più che un poco, le ostinate cerimonie che alla loro volta fanno tutti perchè gli altri si servano prima di loro; quindi un andare e tornare, e balzare del piatto come battuta e rimessa al giuoco del pallone: un po’ che alcuni, dopo essersi fatti pregare ben bene a servirsi, istituiscono un serio esame sul piatto, e voltano tutti i pezzi, e non trovano mai la porzione che fa per loro, e finalmente vogliono appena un bocconcino, e dimandano una suddivisione perchè si è trinciato troppo grosso: e poi quel terribile secondo giro del piatto in umile e supplichevole ricerca di chi si lascia trascinare a far bis: e poi, e poi.


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L'arte di convitare spiegata al popolo
di Giovanni Rajberti
Editore Bertieri Milano
1937 pagine 212

   





Parny Luculli