Il dotto più impara, e più sente di sapere pochissimo, e più si fa cauto e guardingo dal giudicare le cose che non entrano nel raggio de’ suoi studii o nel campo delle sue osservazioni. Ma l’ignorante sa tutto: egli scioglie al momento i più ardui problemi, e ha pronto un rimedio per ogni male, e trova un provedimento per qualunque bisogno. Giuristi, filosofi, medici, economisti, perchè non ricorrete a lui nelle più complicate controverse questioni di scienza? egli scioglie ogni difficoltà, e vi darà la ragione di tutto. Anzi, è capace di regalarvi seriamente una buona lezione, anche senza avergliela dimandata.
Di siffatti originali abbondano le mense popolari, e non ne difettano nemmeno le illustri. Se non che, alle prime si può dar loro un pochettino sulla voce, e ridurli al silenzio, o assecondarli e pigliarsene spasso, o non occuparsene come se parlasse un matto. Ma a quelle altre mense l’affare è ben differente. Per un verso, i riguardi esigono che si ascolti chi ha la parola, e per un altro ci vuole un bel coraggio a giuocare per sempre il proprio coperto e fors’anche un’utile clientela osando contradire al marchese Y, o al conte Z, e far loro intendere che hanno il bel vezzo di capovolgere tutte le idee: giacchè, se un illustrissimo fa tanto di esser bestia, lo è in grado così sublime da superare perfino la sublimità de’ suoi pranzi. È puro debito di giustizia il dire che oggidì il ceto nobile ha proprio perduto la rassomiglianza con quegli antenati sul cui dorso sanguinò senza pietà la scutica pariniana.
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