E se per deplorabili contingenze i depositarii della tradizione divina deviarono su qualche punto dallo spirito del Vangelo, queste sono miserie umane, ed è stoltezza addebitarle a una religione essenzialmente liberale e civilizzatrice, senza la quale il mondo non farà mai nulla nè di stabile nè di buono. Dico ciò, perchè non fu mai tanto di moda come oggidì il confundere cose sacre e profane, e tirare in ballo la religione con la politica, e voler l’una responsabile degli spropositi dell’altra, e ora affettare fede e entusiasmi, ora maledire e minacciare scismi: quasichè sia la religione che abbia bisogno di noi: e quasichè Dominedio debba obedirci per paura delle nostre bestemmie.
Discorsi deliberatamente empii non è troppo facile udirne in società di gente alla buona: ma è communissimo il sentirne di quelli che, senza volerlo, rivelano la negazione di ogni credenza. Per esempio, chi di voi non ha inteso le tante volte a dire? «Che bella cosa a crepare d’un colpo di apoplessia fulminante quando meno ci si pensa! al termine di un buon desinare, fra lieti amici, coll’ultimo bicchiere in mano, cascar morto d’un tratto, e tutto è finito.» Ah, tutto è finito? Non capite che fra persone dotate appena di qualche sentimento questo è un parlare da bestie? Anzi, vi degradate al di sotto delle bestie, perchè almeno i bruti non hanno nè rimorsi del passato, nè terrori dell’avvenire, nè la prescienza della morte che per voi è sinonimo della spaventosa distruzione dell’ente.
Ma io mi sento chiamato a parlarvi di pranzi e non a farvi la predica: nè vorrei che in fine di tavola alcuno mi presentasse un biscottino in premio del mio sermone.
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Vangelo Dominedio
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