Se poi vi sono donne, la cosa piglia effettivo carattere d’insulto, perchè implica l’idea del nessun rispetto, o anche d’una sinistra opinione che si abbia di loro.
In Italia si ride quando, parlandosi de’ costumi d’Inghilterra, sentiamo che colà un uomo educato non oserebbe mai nominare alcune parti del proprio abito davanti a una signora. Per me trovo ottimo quel costume: poichè questo genere di riguardi verso il sesso delicato non mi sembra mai eccessivo, nè troppa la poesia onde si vuol circondarlo. Fra noi non vi è pericolo di siffatte esagerazioni, giacchè si piega all’eccesso contrario: e la colpa maggiore di chi è? Chiedo perdono alle signore se dico loro una grossa verità: che cioè, anche non partecipando, come non partecipano mai, ai brutti discorsi, ne portano esse la massima responsabilità; perchè, in cambio di chiudersi in quel contegno glaciale che fa morir le parole in bocca al più audace, molte di loro si permettono di ridere, non fosse altro, per non aver l’aria di selvatiche o di bacchettone. Male assai: perchè da ciò nasce a loro danno un altro grave inconveniente che mi obbliga a dir loro un’altra grossa verità, se mai non la sapessero: ed è che taluni avviano appunto certi discorsi per esplorare terreno sul conto loro: e che d’ordinario poi, anche quando il discorso è fatto senza secondi fini, i più degli astanti tengono l’occhio fisso sulla tale o sulla tal’altra (che non è certo nè la più brutta, nè la più vecchia) per indovinarne, così in via di curiosità naturale, il grado di avvicinabilità. È un indizio molte volte fallace, lo ammetto; ma in conclusione è un indizio che non manca di qualche valore, perchè, a buon conto, chi ride, incoraggia, quand’anche non ne abbia l’intenzione.
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