In breve: starebbe alle signore, se il volessero, a far dismettere l’uso di tali discorsi alla loro presenza: perciò dovrebbero efficacemente volerlo. Vi sono poi degli originali che in tutta buona fede si credono modelli di castigatezza e riserbo perchè narrando, come fanno ogni momento, i più sconci aneddotucci, non adoperano la lurida tecnologia della canaglia, ma impiegano il velo trasparentissimo delle metafore e delle circolocuzioni, e si arrestano a qualche insuperabile reticenza. A costoro auguriamo che difettino onninamente di quest’arte misera: poichè, almeno in onesta compagnia, rinuncieranno a quei temi, non potendo azzardarsi a trattarli con più scurrile linguaggio. Anzi oserò dire che, necessitato a scegliere fra i due linguaggi, preferirei da loro il peggiore, e ciò nei rapporti non della civiltà, ma della morale, che sono i più gravi. Perchè infine con un parlare abjettissimo probabilmente otterrebbero un effetto contrario al desiderato, eccitando nausea (in quel modo che un gran sorso di aquavite rabbiosa rivolta un palato squisito): quando che i lenocinii d’una leziosa retorica larvano il veleno e producono incalcolabile guasto.
E a vedere, dico, come costoro non la finiscano mai! Si spera che, consumata quella raccolta di equivoci, si passerà ad altro argomento: ma si è sempre da capo. Non sembra vero che sieno tanto inesauribili in un ordine d’idee così monotono e meschino. Se è presente l’età tenera, s’ha bel gridare majolica! oibò, non capiscono nulla, o taciono un minuto per subito ripigliare sott’altra forma.
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