E, replico, tutto serve loro di occasione o di pretesto, perfino le pietanze.
Si serve in tavola un piatto di tartufi.... ecco là quei due o tre che sogghignano e bisbigliano coi vicini di posto: e poi vogliono dire chi abbia bisogno di mangiarne poco, e chi di mangiarne molto, e chi debba andare in seconda: e c’è sempre alcuno al quale consigliano di recarsi davanti il piatto intero, e mangiarselo tutto. Ah pastorelli peggio che arcadi, se pur vi ricordate il cenno sulla loro incorreggibilità nel sempre ripetere le stesse sciocchezze! Ma esciamo da questo argomento che, a somiglianza del carbone, o tinge o scotta.
Qui sento taluno a dimandarmi: «Dottore, almeno un poco di maldicenza a tavola non ce la proibirai, tu! altrimenti con persone di poche risorse, che cosa s’ha da dire?» Capisco: volete tentarmi come i Farisei colla moneta: e poco manca che non vi dia io pure quella risposta, la quale significa: siate giusti, e date il fatto suo a ciascuno. Ma non lo fo perchè quì, oltre all’essere una profanazione, sarebbe uno sproposito: giacchè, a dir male del prossimo, assolutamente non va bene. Però, siccome su questo tema la maggioranza non mi ascolterebbe, trattandosi di un uso al quale i più si abbandonano senza nemmeno accorgersi, volendo poi proseguire anche accorgendosi; così, supponendo un istante che la maldicenza sia proprio una cosa pressochè inevitabile, sarei quasi per prendere il partito di darvi una breve lezioncina sul modo di farla bene, cioè di farla meno male: è già qualche cosa anche questo.
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Farisei
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