In così strana ipotesi comincerei, per esempio, a raccomandarvi di schivare la maldicenza frivola e pettegolesca, perchè è indizio di anima meschina e sciocca, e annoja gli uditori di buon senso. Molti anni sono, una signora sapendo che io frequentava (in Milano) un circolo di persone di spirito, mi disse: «Vengo assicurata che in casa X v’è molta maldicenza.» E io le risposi: «Sì, ma sublime!» E quel motto diventò quasi proverbiale per la sua ardita e precisa significazione. Era di quella maldicenza che non si abbassa mai alla vigliacca pittura dei difetti fisici, o delle compatibili debolezze che non escludono un complesso di virtù e di buon cuore: non era lo stolido investigare la fortuna o le abitudini domestiche di Tizio o di Sempronio: non era la rivelazione di secreti atta a turbare la pace di una famiglia, o a compromettere l’onore di una donna, che ha sempre il più sacro diritto alla stima sociale finchè non l’abbia evidentemente calpestata. Ma si verificava la statura d’un pigmeo che vuol fare il gigante; ma si misuravano le orecchie d’un asino glorioso; ma si strappava la maschera a un Tartufo; ma si scopriva la scala a chiocciola per la quale un uomo inetto era salito alle cariche, ecc. ecc. Perchè insomma nel mondo gavazza una moltitudine di ciurmadori e di birbi, e la sanzione della publica opinione ci deve essere come freno salutare alle azioni e alle ambizioni, e come impedimento all’ultima corruttela sociale: e questa opinione deve basare sul vero, e tocca a chi ha intelligenza e rettitudine a illuminarla, a dirigerla, a diventarne, per così dire, la Borsa.
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