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      Ma che farci, se è proprio l’immensa maggioranza che vuole occuparsene tutta la vita? E poi chiamano lingua d’inferno un galantuomo che di quando in quando metta sulla carta una dozzina di periodi a raddrizzare qualche volgare erroraccio. Perchè poi sia diminuita la probabilità d’ingiusti giudizii, questi non dovrebbero mai essere pronunciati sotto la possibile influenza di rivalità d’interessi. Quindi, per dirne una sola, vorrei che nessuno dicesse male degli esercenti l’arte propria; tanto più che per essere troppo ovvio in questi casi il sospetto di malafede e del Cicero pro domo sua, non si arriva quasi mai a persuadere; anzi, per legge di reazione, si crea o si rinforza il partito dell’avversario. Per alcune professioni il publico manca di attitudine a discernere il buono dal cattivo, e sentenzia e applaude e condanna a capriccio e dietro dati fallaci; e in cima a queste sta la medicina, nella quale si vede talvolta il fiore dei biricchini senza testa e senza cuore a sorprendere la simpatia e la fiducia di molti a scapito dei valentuomini. Ma questa piaga della società e della facoltà è cronica e affatto incurabile. Lo sparlare degli individui non vi apporta alcun giovamento; anzi peggiora il male, giacchè i moti della più santa indignazione passano per invidia: capite? si arrischia nientemeno che di essere creduti invidiosi di persone che sono al di sotto della maldicenza, perchè la maldicenza finisce sempre a dare qualche importanza a chi ne è soggetto. Per costoro la migliore delle riprovazioni sta nello schivare con ogni studio di parlarne: quando alcuno li loda, tacere: pressati a dirne il vostro avviso, rispondere freddo freddo: «non lo conosco abbastanza», e dare una voltata al discorso.


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L'arte di convitare spiegata al popolo
di Giovanni Rajberti
Editore Bertieri Milano
1937 pagine 212

   





Cicero