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      ...» con quel che segue. Per gli uditori che non bramassero simili istruzioni, figuratevi che cosa interessante a sentirsi recitare una pagina del Cuoco Piemontese o della Serva istruita. Dico che la padrona di casa con queste lezioni si spoetizza, qualunque fisonomia o età essa abbia: perchè non vi è solo nella donna la poesia della bellezza, dei vezzi, dello spirito, ma v’è anche quella di padrona di casa che noi convitati vogliamo imaginarci seduta in sala e occupata in opere gentili, e non ai fornelli a lavorare. Stia pure in cucina tutto il giorno, se abbisogna: faccia anche tutto il desinare con le proprie mani: ma non ce lo racconti, perchè queste sono cose che noi non dobbiamo saperle. Se poi intanto che la signora vi spiega quel processo da credenziera, guardandole a caso le dita, vedete l’anello matrimoniale infarinato, e un po’ di quella pasta seccata sugli orli delle ugne, allora il caso da prosaico che era diventa poetico al massimo grado.
      Alcuni convitanti vanno all’eccesso opposto, non facendo altro, durante la tavola, che sciogliersi in iscuse e condoglianze per chi ebbe la mala fortuna di aggradire un trattamento così indegno del merito del signor tale o della signora tal’ altra: e sarà un pranzetto eccellente. «Perdoneranno, ma è stata una gran petulanza la nostra di voler abusare della loro bontà: loro che saranno avvezzi a pranzi di cuochi, ma di quei delle feste, adattarsi a venire da noi a mangiare i fegatelli! fossero almeno riesciti bene: ma sono stracotti e diventati duri come le suole dei miei stivali: basta, in questo mondo bisogna passarne di ogni sorta.


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L'arte di convitare spiegata al popolo
di Giovanni Rajberti
Editore Bertieri Milano
1937 pagine 212

   





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