Oibò, questa salsa come è agra: scortica la lingua! non vorrei che proseguissero a mangiare per non mortificarci: Caterina, cambia subito il piatto a questi signori; è impossibile che vadano avanti. Ma! quella demonia là in cucina pare che colga tutte le occasioni in cui si vorrebbe far meno male, per far peggio del consueto; voglio darle gli otto giorni.» Costoro levano il respiro a un galantuomo, e lo riducono a non saper più cosa rispondere, nè come contenersi. Con siffatti originali l’invitato è costretto a star sempre in guardia di sè stesso, onde non concedere mai nulla per distrazione, e bisogna prevenire le critiche lodando ogni cosa, e dicendo male dei pranzi di lusso, dove tutto è etichetta e manca ogni cordialità.
Un altro gran tema di ciarle, perchè alle mense del buon popolo si ripete regolarmente e inevitabilmente ogni otto o dieci minuti, è quello delle insistenze perchè gli altri si servano prima, e delle proteste per voler servirsi dopo. «Favorisca lei. — No, assolutamente. — Prima il bel sesso. — Almeno per questa volta. — La preminenza alla santa chiesa (se c’è un prete). — Faccia grazia a servirsi. — Ho sempre da essere io la prima? non la ci sta.» Intanto due o tre voci all’unisono esclamano: «Avanti dunque l’uno dopo l’altro di seguito senza tante cerimonie:» e il padrone: «Chi passa perde, l’ho già detto molte volte:» e dio sa quante altre dovrà dirlo: e il piatto, spinto, respinto, ondulante, sobbalzato da levante a ponente sembra un battello in gran burrasca.
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Caterina
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