L’altra causa poi è quella di cui appunto io stavo discorrendo, il maledetto vizio delle cerimonie stolte: l’uno calca il piatto in là, l’altro lo calca in qua; e che cosa poi ne nasca, dimandalo a donna Eufrasia che è lì col viso lungo lungo, e col naso rosso dalla stizza.
Insomma, non si dovrebbe mai lasciare il piatto in balìa dei commensali, che è come dare le armi in mano ai fanciulli o ai matti. Chi dunque non ha bastanti domestici da destinarne uno all’operazione principale di girare intorno a servire, si faccia imprestare il servitore di qualche vicino di casa, o faccia salire il portinajo, oppure il parrucchiere della contrada (una classe di gente così alla mano, così servizievole, che per il prossimo fa di tutto): e inculcategli bene di servir sempre da sinistra a destra i commensali, affinchè questi agiscano comodamente da destra a sinistra come chi si leva la spada: e insegnategli bene che se alcuno è distratto in ciarle o rivolto al vicino, si deve avvisarlo sommessamente e non dargli del gomito nelle spalle.
E quì piglierò occasione di dare un piccolo avviso anche agl’invitati. Quando vi cambiano il piatto lasciate fare e non opponete goffe e grette osservazioni. È questa una pecca non infrequente, massime nelle signore molto casalinghe e alla buona, di voler far servire un piatto per due vivande. L’una dirà: «Oh, non è sporco»; l’altra; «Il mio è netto; l’ho nettato io con la molica di pane:» una terza «È buono ancora; c’è stato sopra la galantina che è asciutta.
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Eufrasia
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