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      » Per carità, non dite mai più siffatte cose! Se una famiglia vi dà un pranzo, credete forse di farle un favore o una economia risparmiando alle persone di servizio la lavatura di un piatto? Pare quasi che sappiate per pratica che è una operazione fastidiosa. Se per caso si dimenticano di cambiarvelo, vada: altrimenti, ognuno faccia il suo mestiere, e il vostro è di lasciarvi servire, e di saper rappresentare per qualche ora la parte di persone gentilmente avvezzate: non è poi una eternità da non poterci durare: basta il non voler agire di propria testa, ma fare quietamente come fanno tutti gli altri.
      Ma, per essere imparziale con ambo i sessi, come credo esserlo con tutti i ceti, darò un altro piccolo avviso che riguarda quasi esclusivamente gli uomini. Alcuni, abituati alle tavole dei ricchi, dove a ogni vivanda si cambia la posata, si dimenticano che nella classe media questo lusso non si pratica: e, vuotato il piatto, gli mettono sopra in croce coltello e forchetta. Male! questo atto di distrazione implica un’esigenza che imbarazza e mortifica chi non può soddisfarla. A certe tavole numerose, per dirla quì in confidenza, non v’accorgete dalla varietà della forma e della cifra che le posate strettamente necessarie sono per metà imprestate? E dove le persone di servizio sono già troppo poche, dovrà uno correre un tratto in cucina per lavare la vostra posata, e intanto lasciarvene privo per cinque minuti? Ci vuole occhio e riflessione anche in queste faccenduole. Il così detto tatto sociale, ossia il saper vivere, consiste piuttosto nel capire i rapporti e le convenienze del gran numero delle cose piccole, che del piccol numero delle cose grandi e straordinarie; dove, se le passioni fanno velo all’intelletto, siamo quasi tutti d’un criterio eguale, e soggetti a pigliar gamberi spaventosi.


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L'arte di convitare spiegata al popolo
di Giovanni Rajberti
Editore Bertieri Milano
1937 pagine 212