Il pessimo poi del genere in discorso è quando tali importunità si usano col bel sesso. Le donne, in generale, mangiano assai meno di noi, e bevono pochissimo, e più acqua che vino, e alcune a tavola hanno l’aria di assaggiare a spilluzzico le vivande anzichè di pranzare: perchè così porta il loro temperamento. Pensate dunque che fastidio e che tortura per una fanciulla gentile e per una delicata signora a sentirsi ogni momento motteggiate e fatte oggetti di meraviglia e disapprovazione perchè non mangiano come i doganieri e non bevono come i vetturali. Vedete là quella bella ragazza seduta per antitesi fra due pancioni di famosa voracità. Costoro che si servono di tutto in porzioni formidabili, mirano trasognati, anche coll’occhialino per ischerno, alla mezz’oncia di pietanza che tocca appena il piatto della signorina, e ne menano rumore come di cosa incredibile. Tutti guardano e partecipano alla meraviglia, e la persecuzione incomincia da ogni parte. «Signora Cecilietta, l’aria non tien pasto. — Ma si ricordi che quì non è in collegio sotto alla sorveglianza della direttrice. — E dove alle educande si contano i bocconi in bocca. — Almeno a tavola non bisogna essere così sentimentale. — Scommetterei che è innamorata. — Sì, sì, l’hai detta giusta: vedi come diventa rossa. — Poverina! ci sarebbe da stupirsene? è la sua età. — Ebbene, l’amore essendo una felicità dovrebbe aguzzare l’appetito. — Un brindisi alla salute del suo amante. — All’adempimento de’ suoi desiderii» ecc. Ah brutali che siete! una zitella graziosa allieta e infiora la vostra mensa coi vezzi della bellezza, della modestia, delle maniere soavi e squisite; e voi le fate scontare queste consolazioni degli occhi e del cuore con le apostrofi più grossolane e allarmanti?
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Cecilietta
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