Quì mi cade in acconcio il soggiungere alcunchè sui due più usitati e famosi vini forestieri, lo sciampagna e il bordò. Il primo lo chiamerò principe dei vini buffi, perchè difatti è un vino a lazzi e a smorfie, un impostore che illude con una quantità che pare non finisca mai, dacchè va tutto in bollicine, e con una bottiglia si riempiono venti o venticinque di quei lunghi calici o cannocchiali fatti apposta per lui. Molta parte del suo merito, senza far torto al merito reale, consiste in quel colpo che fa il turacciolo sprigionandosi con violenza e salendo alla soffitta fra gli applausi dei commensali. Insomma, è il vino prediletto al bel sesso, il vino delle frutta, dei brindisi, delle felicitazioni. Viva dunque lo sciampagna!
Ma il bordò è il principe dei vini serii, e perchè? per essere saporito, leggiero, molle, passante, che è quanto dire pasteggiabile per eccellenza. Vedete un poco come i fatti convergano spontaneamente alla teoria e le servano di prova, quando è vera la base scientifica. Credo che alcuni grandi pensatori difunderebbero rapidamente le loro dottrine se avessero il supremo ingegno di renderle pasteggiabili con una esposizione limpida, facile, amena: ma per solito riescono così aspri e duri e indigesti, che il mondo se ne spaventa, e non può avvezzarsi al loro vino. Sì, il bordò è il re dei vini, o il vino dei re, perchè possiede tutte le miti virtù del vino da pasto.
Se non che, io tengo col bordò un vecchio rancore che sta nella convinzione del suo prezzo esagerato: la quale idea non è solo relativa alle deboli borse, ma è assoluta: essendo che anche un ricco sfondato nei milioni ha sempre diritto di godere proporzionalmente alla spesa: e non trovo che il bordò stia a livello del suo valore venale: perchè insomma si sente che è un vino dilicato, distinto, meritevole d’essere pagato il triplo o il quadruplo, se volete, d’un buon vino nostrale: ma venti, ma trenta volte tanto, no, assolutamente no.
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