Ah sì, una mensa gremita di bottiglie mi rende l’idea d’un gran parco d’artiglieria smontato e tolto al nemico, ed è glorioso il sederle intorno da vincitori. In quell’entusiasmo la ciarla si fa più libera e sciolta: l’eloquenza spiega le ali e raggiugne l’altezza della poesia: si sviluppano le tesi più incredibili di filosofia e di politica; gl’ignoranti sembrano dotti, i dotti si degnano di sembrare ignoranti: uno dice un assurdo, l’altro lo confuta con due: questi si sfiata a ragionare e nessuno gli abbada: quegli pare attentissimo ai discorsi e non sente nulla. Ora udite un egoista a diventar tutto sentimentale e umanitario: ora è un’ottima pasta d’uomo che robespierizza. La sala diventa una gabbia di matti, e ciò qualche volta va bene: semel in anno: e se vi par poco, aggiustiamola con una traduzione libera: di quando in quando. Il male è allorchè uno solo o due sembrano matti, che allora servono di scandalo o di trastullo agli altri: ma quando s’è tutti insieme in una cosa, allora c’è l’armonia: e alla fine dei conti è meglio parer qualche volta matti che seguitare tutta la vita a parer savii. Non dimenticherò mai una cena famosa fatta in carnevale del 1839 nello Studio di un nostro celebre pittore. Eravamo una grossa comitiva con molti nomi distinti in lettere o in arti. Con gente siffatta non si scherza, e il pasto fu squisito, e i più superbi vini di Europa comparvero a farsi giudicare da quell’areopago: quando, dopo tanti, fu annunziato un vino del Friuli del 1802. A sì remota fede di nascita fu una maraviglia e un applauso unanime, clamoroso: e un poetastro da vernacolo si sentì preso da tale accesso di tenerezza, da una così irresistibile commozione di cuore, che a stento ratteneva le lagrime ragionando di un vino così vecchio: e infine non potè a meno di levarsi in piedi e apostrofarlo a un di presso così: «Oh, riverisco divotamente il signor mille e ottocento due!
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Studio Europa Friuli
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