Insomma, qualunque denominazione desunta da paesi è una ingiustizia in diritto, e una stoltezza in fatto, perchè dovunque si fa questo formaggio è conosciuto sotto al solo e preciso nome di formaggio di grana: e il senso commune vuole che i veri nomi sieno rispettati e che si dica pane il pane e vino il vino: e quelli che stampano le loro parole, come fossero oracoli, dovrebbero essere i primi a possedere almeno il senso commune. E se avremo presto le nostre Camere rappresentative, come è certissimo, io non darò il mio voto per la nomina di deputato che a colui il quale si assuma di proporre alla prima seduta una mozione d’urgenza per far passare la legge seguente: che chiunque dei così detti scrittori, letterati o scienziati, agronomi o economisti, articolisti o linguisti, membri o non membri, oserà in avvenire chiamar parmigiano il formaggio di grana, sia condannato a non mangiar più altro formaggio che quello fabbricato nella città di Parma. Oh, li metteremo al dovere noi i filologi traditori!
Del resto, mio caro Giorgio, con un’altra giornata che noi passiamo insieme, io ti rendo un convitante perfetto. Le mende che furono scopo alle mie critiche riguardano piuttosto la forma che il fondo: ma il sentimento della buona tavola tu l’hai, e ciò è come il dono della tavolozza per riescire pittore: perciò ti dico che nell’insieme sono contento di te ubi plura nitent in carmine.... capisci il latino tu? — Ma dottore, dove hai la testa? non abbiamo passati insieme gli anni di università? — Ah, sì, è vero: in questo momento non me ne ricordava più: quantunque, vè, sia detto fra di noi, questa non sia una gran ragione: giacchè dopo tanto tempo potresti averlo dimenticato tutto, o, ciò che è più commodo, non averlo imparato mai.
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Camere Parma Giorgio
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