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      Chi ripete i discorsi altrui, è un pappagallo; chi riproduce le altrui azioni, è una scimmia; chi esercita un poco di usura a sollievo dei disperati, è una mignatta. Patite le distrazioni? vi dan dell'allocco. Siete uomo di tutti i colori? vi dicono camaleonte. Siete astuto? oh che volpe! Siete vorace? oh che lupo! Oh che talpa! se non vedete le cose più chiare. Oh che mulo! se siete pertinace. Oh che gufo! se aborrite la luce della verità. La donna iraconda e vendicativa è una vipera, la volubile è farfalla, civetta la lusinghiera, e coloro che cascano sotto le sue smorfie si dicono merlotti.
      Ma qui, osserverà taluno, non si tratta che di qualità viziose. Oh, è appunto nelle virtù che l'uomo è sovranamente bestiale, cosicché il sommo della lode, anzi dell'adulazione, sta nel significare che egli imita bene alcun bruto. La forza con generosità (e anche senza) ha l'eterno suo modello nel leone. La fedeltà e l'amicizia hanno per tipo inevitabile il cane, che da secoli innumerevoli è il pensierino arcadico di tutti gli scalpelli. Gli amanti teneri si dicono colombe; gli ingegni sublimi, aquile; i buoni poeti, cigni. Chi ha acuto l'occhio della mente vien paragonato alla lince; chi fa risparmio pei futuri bisogni si chiama provvido come la formica; perfin l'eclettico è un'ape che succhia il meglio da ogni fiore. Insomma, stimo bravo chi mi sa trovare un individuo solo, che, in bene o in male, non rassomigli a tre o quattro bestie almeno. Anzi è ragionevole il credere che l'uomo si chiami re degli animali per questo che sa far compendio in sé delle tante virtù sparse in tutto il regno animale.


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Sul gatto
Cenni fisiologici e morali
di Giovanni Rajberti
Editore Bernardoni Milano
1846 pagine 98