Ma siffatta attitudine enciclopedica è quella appunto che toglie alla specie umana ogni vanto di originalità. Parmi dunque che chi voglia aspirare a simil lode dovrebbe ridursi all'imitazione di un solo tipo, intendo di una bestia sola, per riuscire almeno qualche cosa di mercato e definibile. Né da ciò vorrei duramente concludere che non si possa essere a tempo e luogo rettili o falchi, pecore o lupi, conigli o leoni, secondo i dettami della prudenza: oibò! Concesso nelle speciali opportunità il tesoreggiare delle sublimi e varie lezioni di tutta la natura vivente, dico che nelle ordinarie fasi della vita è d'uopo uniformarsi a un solo modello.
E quale sarà questo? Se è vero che mèta d'ogni umano operare debba essere la sapienza e la felicità; il nostro tipo vuol essere il gatto; perché il gatto è fra tutte le bestie la più sapiente e, per necessaria conseguenza, la più felice: giacché imparammo nelle scuole dalla sola sapienza derivare la felicità. Ed ecco quanto mi accingo a dimostrare se mi onorate di cortese attenzione. Che se ai chiaroveggenti paresse esser troppa l'evidenza del mio assunto per abbisognar delle prove, facciano conto di assistere alla solenne rivendicazione della fama del gatto, iniquamente oltraggiata da rancidi pregiudizi e da osservazioni superficiali. Opera sarà questa non indegna del nostro secolo filosofico, tutto inteso a sradicar vecchi errori, ad apprezzare i meriti e le riputazioni, a riparare coi monumenti marmorei l'ingratitudine delle passate generazioni: e tutto ciò al lume della moderna critica perspicace che, a guisa d'un canocchiale, ingrandisce gli uomini piccoli e impiccolisce gli uomini grandi, secondo che si guarda da una parte o dall'altra.
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Sul gatto
Cenni fisiologici e morali
di Giovanni Rajberti
Editore Bernardoni Milano 1846
pagine 98 |
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